lunedì 1 settembre 2014

Shodan, terrore in Rete

Da qualche anno è stato creato un motore di ricerca che non cerca le pagine internet, bensì tutti gli oggetti collegati al Web, come router, baby monitor, sistemi di riscaldamento, semafori, webcam, ecc.



L'internet delle cose, si riferisce all'evoluzione degli oggetti comuni, come tv, frigoriferi, centraline, in oggetti con un proprio IP (l'indirizzo ip è come la targa per le auto, serve ad identificare il computer e lo rende raggiungibile da tutto il mondo). Stime dichiarano che nel giro di pochi anni gli I.O.T. (Internet Of Things) collegati in rete saranno 30 miliardi; basta vedere come la domotica si stia sempre di più diffondendo nel mondo.
Tramite la creazione di "Shodan" denominato il "Google dei device" il 30enne John Matherly è riuscito a indicizzare tutti gli oggetti connessi ad internet, milioni di iPhone, router, baby monitor, sistemi di riscaldamento, webcam, dispositivi medici, automobili, sono potenzialmente a rischio.
Ancora non è stata chiarita la posizione di questo giovane imprenditore, che ha costruito da solo un motore di ricerca nient’affatto facile da utilizzare, molto noto agli hacker e tra gli addetti ai lavori. Secondo Forbes i federali potrebbero rendere la vita difficile a Matherly se gli imputassero una violazione del Computer Fraud and Abuse Act, che vieta l’accesso non autorizzato ai sistemi informatici, ma non è così semplice dimostrarlo. Non è lui, infatti, a cercare di intromettersi nei dispositivi, ma alcune persone dalle abilità eccezionali che usano Shodan solo come parte iniziale di un’azione complessa.

Si è scoperto che Shodan è stato utilizzato per trovare webcam a basso livello di sicurezza e sono risultate più di un milione. C’è persino chi si è inventato un programma che accede a queste webcam – in abitazioni private, uffici, sale operatorie, asili – e cattura degli screenshot. Lo scopo è educativo/dimostrativo: comunicare agli interessati che non sono adeguatamente protetti, ma significa che la stessa azione può essere stata compiuta da altre persone con altri scopi.
Dunque anche Internet of things sarà un problema per la privacy? Come sempre, dipende dal livello di consapevolezza e attenzione dell’utente. L’unica soluzione raccomandata è che se si acquista un dispositivo connesso alla Rete che viene fornito con una password predefinita e il nome utente, cambiarla immediatamente.

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